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L'ironia, il calembour, il gusto vagamente surreale, gli sghembi enjambement, gli echi colti e quelli pop, le scintille che sprizzano dal cortocircuito fra oscenità e preghiera, latrine e paradiso, e insomma tutto quel mix di malinconia e sprezzatura, cinismo e savoir vivre che costituisce la cifra più tipica del Monticelli poeta, ecco che tutta questa sapida miscela diventa funzionale non più alla pura e semplice boutade (che per quanto brillante è comunque condannata a scivolare senza attriti sulla superficie), ma a evocare ferite e sangue autentici, reali, qualcosa che palpita e brucia sul serio. Qualcosa che affonda nella carne, senza schermi. Prefazione di Guerino Sciulli.